Vorrei affrontare la novità dello smart working offerto a molte persone che lavorano in azienda.
La risposta a quest’offerta che molte agenzie stanno proponendo ai loro dipendenti è soggettiva e chiaramente non è giudicabile come corretta o sbagliata.
La riflessione che volevo fare riguarda quali conseguenze e ripercussioni può avere questa modalità lavorativa che ci isola e ci protegge dal mondo esterno.
Smart working: una riflessione sui vantaggi e sugli svantaggi
Non per tutti lo smart working è una “manna dal cielo”. La grande diversità e complessità delle vite delle persone apre scenari molto differenti. Sottolineo questo per riflettere su quanto siano normali reazioni di sollievo e gioia di fronte a questa novità ma al contempo di quanto siano altrettanto comprensibili i dubbi e le perplessità di altri.
Lo smart working potrà facilitare il lavoro e ottimizzare i tempi. Sicuramente però sarà l’ennesimo aspetto della nostra vita dove il contatto con le persone verrà meno a favore di un maggiore isolamento sociale. Per Contatto intendo quello completo e integrato, non la parzialità di un confronto via mail o via videochiamata.
La nostra capacità di contatto con l’altro sarà meno esercitata e tutte le sfumature relazionali che non sono date dal solo contenuto della comunicazione andranno in secondo piano.
Sarà privilegiato l’aspetto produttivo del lavoro, sicuramente le relazioni umane che prima avevano un peso e una dinamica quotidiana verranno ridimensionate a discapito di vantaggi pratici ed immediati innegabili.
Che fine fanno le nostre relazioni nello smart working?
Ma le nostre relazioni? Veramente le nostre relazioni riguardano solo le persone con le quali interagiamo al di fuori del lavoro o era anche all’interno di quell’ambito che si nutriva il nostro bisogno di essere visti, amati e apprezzati?
L’obbligo o la scelta di tale opportunità penso farà la differenza, soprattutto per le donne.
Le relazioni, il contatto con l’altro sono il punto successivo.
L’approccio della psicoterapeuta
Lavoro da anni sull’integrazione del Sé e delle funzioni umane, cioè sull’espandere e riarmonizzare tutte le funzioni che abbiamo e che possiamo distinguere in 4 macroaree: cognitiva, emotiva, posturale e fisiologica.
In realtà tutte le professioni prevedono l’attivazione di tutte queste aree, perché ogni nostro gesto prevede l’attivazione di queste aree se abbiamo un funzionamento abbastanza integrato. Per questo mi interrogo su quanto, chi potrà lavorare in smart working, eserciterà più alcune aree a discapito di altre.
D’altronde il contatto con le persone prevede il mostrarsi, il sentirsi presenti a se stessi, la consapevolezza del proprio corpo, l’affinare quegli strumenti che non riguardano solo i contenuti per poter ascoltare realmente l’altro, l’affrontare le proprie debolezze o timidezze e sfidarle, per ascoltarci nel confronto e crescere in esso.
Se si vuole comprendere meglio quello che intendo basta guardare i bambini e i ragazzi e la didattica a distanza. In linea di massima è migliorato il loro rendimento, ma hanno perso molti aspetti relazionali e di confronto sui quali devono sicuramente ancora crescere.
Vedremo col tempo gli effetti psicofisici di questa nuova modalità, per certi aspetti molto vantaggiosa, per altri un po’ carente.